6 gennaio 2019
Ecco, un po’ in ritardo, i miei auguri per il nuovo anno!
Volevo farti gli auguri, ma non sapevo bene cosa augurarti.
Allora mi sono chiesto cosa volessi augurare a me stesso, per il nuovo anno.
Francamente anche qui non avevo le idee così chiare.
Allora il 2 gennaio mi sono messo in cammino sulla Via Francigena, in silenzio, in ascolto.
Quattro giorni di solitudine e colline, da S. Miniato a Siena.
Dei tanti pensieri dentro quei passi, ne ho acchiappato uno, e te lo voglio augurare.
Perché possiamo camminare leggeri in questo nuovo anno.
Gli altri ho lasciato che se li portasse via il vento.
Così ho la scusa per tornare a cercarli, appena mi viene voglia di sgranchirmi un po' le gambe!!!!!
Camminando sulla Via Francigena…
…i panorami sono molto diversi da quelli del Cammino di Santiago.
Sul Camino incontri entità naturali potenti: imponenti catene montuose piuttosto che altopiani sconfinati, o promontori sul mare, dove spicca sempre un punto di riferimento per la tua direzione.
Qui il tappeto volante è quello delle dolci colline toscane
L’orizzonte è un susseguirsi di crinali erbosi, distinti in prospettiva solo dalle diverse gradazioni dei verdi, via via più ombrosi quelli più lontani
Come un gozzo che si allontana da riva tagliando col muso le onde incidenti,
così il pellegrino attraversa quei crinali,
e salendo e scendendo le dolci valli,
continua ad accarezzare dal cielo la superficie ondulata delle dune verdi.
Scendi con passo leggero i prati fino ad attraversare un rio ombroso…
…e poi risali il versante su fino al crinale erboso dove spaziano i panorami delle due valli, quella che lasci alle spalle, e quella dove scenderai.
Per un po’ segui la cresta, a braccia aperte, indugiando come il vento tra le due valli… sospeso…
…come il surfista che per un po’ plana elegante sulla cresta, prima di infilarsi nel tunnel dell’onda…
e infine prendi un respiro, e ti tuffi nella discesa...
(clicca sull’immagine per vedere il video)
Allora, scendendo, rapidamente spariscono dalla tua vista le colline precedenti, le città, i borghi sui cocuzzoli, le pievi incoronate e i casolari, le strade bianche e le file di cipressi che le disegnavano…
…tutto scompare alle tue spalle dietro il sipario del crinale,
e appare davanti a te uno scenario del tutto nuovo, con altre torri ed altre luci.
Nella scarna trasparenza del Cammino, tutto ciò appare molto simile a quello che succede nelle nostre Vite.
Quanti scenari in questi miei 60 anni ha cambiato la mia vita, quanti mondi ho lasciato alle spalle!
Un bambino con le sue fantasie, poi all’improvviso un adolescente, (di cosa mi importava allora, e di cosa non avevo la più vaga idea!..).
Poi un giovane uomo che cercava di inventarsi la sua strada, perché tutte quelle tracciate erano impresentabili.
Poi tutto cambia ancora quando ho visto le stelle e fatto una famiglia… (e il primo mutuo).
E di nuovo quando ho incontrato un Maestro ed è partita la ricerca.
E poi ancora quando ho ripreso a studiare per costruire il mio lavoro nel mondo….
E ora che inizio questo nuovo anno camminando da solo, in ascolto…
Ma la domanda è: ho lasciato davvero tutte le zavorre dietro quei crinali che cambiavano?
A volte nei cammini della vita, ci ostiniamo a portarci dietro delusioni, rimorsi, sofferenze e pregiudizi, che appesantiscono il nostro zaino, anche se ormai stiamo camminando su altre colline.
Il pellegrino sa bene che uno zaino pesante frena il tuo corpo e smorza i tuoi sogni!
Le delusioni ti tagliano le gambe, ed impediscono di procedere.
I pregiudizi ti tengono inchiodato al tuo destino.
I tradimenti alimentano quella rabbia che tiene il tuo cammino oscuro.
Le nostalgie sono le nebbie che ti trascinano indietro.
I sensi di colpa spengono anche ai tuoi occhi la luce che hai dentro.
I rimpianti non lasciano spazio al futuro, mentre avvelenano il passato.
I fallimenti sono la catena che ti tiene legato al paletto nell’aia, uccello che non sa più volare.
Prima di partire al mattino, certi bagagli sarebbe meglio lasciarli dietro l’orizzonte!
Come dire: ieri sera ho dormito all’abadia di S Giminiano, questa sera, tre colline più in là, sarò all’ostello di Monteriggioni. E’ come se mi fossi portato dietro da stamattina anche la bottiglia di shampoo da un litro che ho trovato nelle docce, e il coccio portaombrelli dove avevo messo i bastoni da cammino!
Pellegrinando ti è chiaro che tutto quello che hai nello zaino lo devono portare le tue spalle.
E per forza impari a scegliere, a lasciar andare.
Quello da portarsi con sé è quello che ha nutrito il nostro cuore.
L’amore che abbiamo ricevuto.
Gli angeli che abbiamo incontrato sul nostro cammino.
I maestri che ci hanno guidato.
I tramonti che ci hanno ispirato.
Le sfide che abbiamo affrontato.
Le cadute da cui ci siamo rialzati.
Gli incoraggiamenti che abbiamo condiviso.
E per tutto il resto, i vecchi Lakota dicevano : “Quello che non ti uccide, ti insegna qualcosa”.
Mi sa che da un po' troppi giorni mi porto dietro un rimpianto, come un peso sul cuore.
Ho deciso di lasciarlo ai piedi di una grande quercia che ho incontrato su questo cammino.
Lei è potente, e ne ha viste tante!...
…e così riprendo il passo, cercando di portarmi dietro solo ciò che da quel rimpianto ho imparato, annotato a matita su questo moleskin, nei tacquini della memoria.
Il vento è leggero stamattina ….